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Prometeo

tragedia dell'ascolto in nove parti di Luigi Nono, su testi a cura di Massimo Cacciari

Prima rappresentazione: Venezia, Chiesa di San Lorenzo, 25 settembre 1984. Seconda versione: Milano, Stabilimento Ansaldo, 25 settembre 1985

Può essere considerato il capolavoro di Luigi Nono. E' un'opera antinarrativa e antirappresentativa; non ha un vero libretto ma il testo è un insieme di citazioni di testi di varia provenienza in italiano, tedesco e greco antico. Nonché priva di personaggi, di azione e di messa in scena, trattandosi di un insieme "di isole musicali-sceniche in movimento" all'interno di un grande spazio che producono, con il loro stesso avvicinarsi e allontanarsi dall'ascoltatore, una realizzazione visiva e sonora del mito prometeico.


"L'opera è suddivisa in nove parti in ciascuna delle quali si impiega un organico differente.
I. Prologo. Le voci soliste recitano passi della Cosmogonia di Esiodo, mentre altre voci soliste e il coro cantano brani in prosa tratti da Benjamin, che fungono da commento a Esiodo, a mo' di tropo medievale.

II. "Isola prima". Dialogo tra il trio d'archi e i gruppi orchestrali: il testo è costituito dalla narrazione da parte di Prometeo delle proprie gesta e dal racconto di Efesto del castigo inflitto a Prometeo da Zeus.

III. "Isola seconda". Questa parte si suddivide a sua volta in tre momenti distinti: "Io-Prometeo", sovrapposizione di parole di Io, figlia di Inachos, e di Prometeo, che profetizza le future sofferenze di Io; 'Hölderlin', frammento del celeberrimo Schicksalslied del poeta tedesco, cantato dal coro; lo 'Stasimo primo', susseguirsi di frammenti musicali di poche battute, che variano continuamente in senso dinamico e agogico.

IV. Interludio primo. Pur brevissimo, è il momento culminante dell'opera. Sul testo del Maestro del gioco di Cacciari, voci soliste e strumenti disegnano un arabesco sempre ai limiti dell'udibilità o dell'inudibilità.

V. "Tre voci"'. Prevede la sovrapposizione di tre livelli sonori costituiti il primo da tre voci soliste, il secondo da euphoniun, flauto basso, clarinetto basso e vetri; il terzo da un impercettibile sfondo sonoro degli archi; il testo comprende ancora frammenti da Il Maestro del gioco.

VI. "Terza, quarta e quinta isola". I materiali delle tre 'isole', ciascuna caratterizzata da un organico vocale e strumentale differente, vengono sottoposti a processi di frantumazione; il coro esegue una "eco lontana".

VII. "Tre voci b". Il coro, qui a cappella, intona frammenti di testi di Benjamin, mentre riaffiorano frammenti delle 'isole' precedenti.

VIII. Interludio secondo. E' un brano orchestrale che combina i suoni gravi con quelli trattati elettronicamente delle campane di vetro: sono compresenti otto indicazioni agogiche differenti.

IX. Stasimo secondo. Quest'ultima parte presenta il sottotitolo "A sonar e a cantar", che rimanda alla tradizione veneziana dei 'cori battenti', quale era praticata da Giovanni e Andrea Gabrieli nel Cinquecento. Il testo in versi di Cacciari indica l'apertura di "molteplici vie" e "molteplici silenzi"; un brano di profondo lirismo, che coinvolge l'intero organico vocale e orchestrale."


Cfr. Dizionario dell'Opera, a cura di Pietro Gelli, Milano, 1996, Baldini & Castoldi pag. 1016-1017
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