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Zoraida di Granata

Zoraida di Granata, melodramma eroico in due atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Bartolomeo Merelli rimaneggiato da Jacopo Ferretti, dal romanzo Gonzalve de Cordoue, ou Grenade reconquise (Parigi, 1713) di Jean-Pierre-Claris de Florian

Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 28 gennaio 1822

Personaggi: Almuzir, Almanzor, Zoraida, Abenamet, Ines, Alj Zegri, abenceraghi, zegri, guerrieri, soldati, schiavi e schiave

Nella città di Granada, sotto l'assedio dei cristiani, serpeggia il dolore per l'eroe Abenamet che, a causa del suo amore per Zoraida, sta per essere imprigionato da Almuzir, capo degli Zegri e usurpatore del trono, innomorato anch'egli di Zoraida.

Alla disperazione di Zoraida, della quale riceve notizia da Alj, dopo aver meditato, lo sceicco Almuzir decide di liberarsi in un colpo solo delle lamentele del popolo e del rivale, facendo sì che, per aver salva la vita, Abenamet sia costretto ad accettare il comando delle truppe arabe che si scontreranno con i cristiani e a liberare Zoraida dalla promessa d'amore reciproco.

Avvisato da Almanzor del pericolo incombente Abenamet rifiuta la fuga, e aspetta piuttosto l'arrivo di Alj che, per ordine di Almuzir, lo conduce all'Alhambra. Qui lo sceicco propone, dunque, al rivale in amore, un patto per il quale egli lo nomina suo proconsole e capo dell'esercito in cambio della rinuncia all'amore per Zoraida. Abenamet, fiero, ricusa l'offerta e Almuzir ordina l'immediata uccisione di Abenamet. Zoraida sopraggiunge improvvisa e, altrettanto, arriva la notizia che l'esercito dei re di Spagna è alle porte. Alj, saggiamente ascoltando gli umori del popolo e dell'esercito che vogliono Abenamet capo, convince lo sceicco a soprassedere alla sua decisione. Abenamet, dunque, combatta gli spagnoli e al ritorno, vittorioso, avrà la mano di Zoraida. Ma in seno, Almuzir medita il tradimento alla parola data.

Abenamet conduce l'esercito alla battaglia con le truppe dei re di Spagna: sconfitte dal suo furore, egli ritorna a Granada e, abbracciata Zoraida, ne pretende la mano. Almuzir, però, nel frattempo, si era accordato con gli spagnoli i quali, fingendo di essere sconfitti, si erano ritirati conducendo con sé il vessillo avversario.

All'arrivo della nuova notizia della sconfitta tutti si rendono conto del tradimento di Almunzir il quale tuttavia, nonstante viltà, tradimento, disonore, resta sceicco e pretende la morte di Abenamet.

Zoraida si trova costretta, per salvare l'amato Abenamet, ad acconsentire a divenire sposa di Almuzir. Appresa la notizia, Abenamet dapprima confuso, medita in animo di accettare l'offerta di Almuzir, di recarsi in esilio, per poi raggiungere l'amata Zoraida e morire insieme. In una notte di luna nei giardini di Granada, tra fontane, aranci, mirti, ulivi e rose, Abenamet travestito da schiavo raggiunge Zoraida, che disperata piange il suo destino. Nel duetto tra i due, essi riconoscono le reciproche ragioni ma non possono venir meno alla parola data. Mentre Zoraida convince Abenamet a fuggire, vengono scoperti da Almuzir. Nell'animo dello sceicco cova l'odio e il rancore. Con studiata perfidia, fa condannare da un tribunale Zoraida. Se nessun guerriero combatterà per lei ella verrà giustiziata.

Abenamet compare e getta il guanto della sfida ad Alj, il generale di Almuzir che ha organizzato l'accusa. Sconfitto e minacciato con le armi da Abenamet, Alj svela ogni inganno, dalla consegna dello stendardo agli spagnoli fino alle false accuse dell'incontro nel giardino. Il popolo, ora, cerca di uccedere Almuzir. Ma, per volere del fato e della generosità, Abenamet difende il tiranno e gli consente di ravvedersi per continuare a regnare. Almuzir, prostrato, concede la mano dei due giovani.

Cfr. Tutti i libretti di Donizetti, a cura di Egidio Saracino, Milano, Garzanti, 1993, p. 33 e seg. Cfr. inoltre Dizionario dell'opera, a cura di Piero Gelli, Milano, Baldini&Castoldi, 2002, p. 1379
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