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Fairy Queen, The

semi-opera in 5 atti di Henry Purcell

semi-opera in cinque atti di Henry Purcell su libretto di autore ignoto, da A Midsummer Night's Dream di William Shakespeare.
Prima rappresentazione: Londra, Queen's Theatre, 2 maggio 1692
Personaggi: il duca/Theseus ; Egeus ; Helena ; Demetrius ; Hermia ; Lysander ; Nick Bottom ; Peter Quince ; Tom Snout ; Francis Flute ; Robin Starveling ; Snug ; Oberon ; Titania ; il giovane indiano ; Robin Goodfellow/Puck ; il poeta ubriaco ; due fate ; la Notte ; il Mistero ; il Segreto ; il Sonno ; Coridon ; Mopsa ; la ninfa ; Phoebus ; la Primavera ; l'Estate ; l'Autunno ; l'Inverno ; Juno ; il cinese ; la cinese / Daphne ; Hymen ; fate e servitori

The Fairy Queen è la terza delle semi-operas composte da Purcell per la United Company. Pensata come una sequenza di masques aggiunti al lavoro teatrale di Shakespeare (perciò molti condannarono tale operazione come forma di dissacrazione), gli inserti fruiscono del testo in versi di un autore sconosciuto, forse Thomas Berrerton, non toccando minimamente la versione del celebre drammaturgo di cento anni precedente. Revisionata da Purcell nel 1693, con ampliamenti e rimaneggiamenti, The Fairy Queen è una delle partiture più raffinate del grande compositore inglese.

Le vicende.
L'articolata introduzione strumentale (First music - Prelude and Hornpipe - e Second music - Aire and Rondeau -, la prima in sol minore e in metri ordinario e ternario, la seconda in si bemolle maggiore in metro binario e ternario - il Rondeau in forma tripartita) accompagna lo spettatore nell'Atto Primo, nel quale, dopo le vicende shakespeariane, Titania ordina alle fate di intrattenere il proprio paggio delle Indie al fine di non disturbarlo. Le fate, lasciando la città per l'amata campagna, durante la passeggiata sorprendono tre poeti ubriachi con i quali usano le proprie arti per dileggiarli e alla fine addormentarli. Sopraggiunge Titania che, per evitare che Oberon veda il paggio, lo addormenta e lo nasconde in seno alla Madre Terra.
Un litigio tra Titania e Oberon fa sorgere nella regina delle fate il desiderio di soggiornare nella pura armonia della natura. Trasforma così un luogo inospitale in un incantevole bosco nel quale ogni forma vivente comunica con grazia e in totale armonia. In una grotta circondata da questo magico luogo, le fate imbastiscono uno spettacolo per favorire il sonno della regina.
Un sortilegio colpisce tuttavia Titania. Una pozione magica la fa innamorare di Bottom, il tessitore, il quale è stato trasformato da Robin Goodfellow in un uomo con testa d'asino. L'amore di Titania fa sì che la regina trasformi il bosco in una splendida foresta piena di fauni, driadi e naiadi. Ma quattro selvaggi irrompono nel mondo magico e mettono in fuga le fate. La scena è allora occupata da Coridon, un contadino che corteggia Mopsa, una delicata contadina, con un contrappunto canoro di una ninfa che, rimasta ad osservarli, commenta i piaceri dell'amore.
Il commento della ninfa e la scena campestre si trasformano in una scena bucolica in un meraviglioso giardino con fontane e giochi d'acqua.
Sopraggiunge Oberon. Una sfilata celebra il compleanno del re. E nel mezzo dei festeggiamenti appare Febo, dio del sole, che, salutato, canta il grande miracolo della luce e della vita che da essa dipende.
La vicenda si avvia alla conclusione e l'ultimo masque abbandona una logica narrativa per celebrare la varietà e la spettacolarità della conclusione dell'evento.
Giunone appare in un trionfo, celebrando le gioie dell'amore. Un lamento introduce un giardino cinese in cui un uomo e una donna cinesi cantano l'importanza della vita in armonia con la natura. Imene, chiamata ma riluttante, canta la sua amarezza per il falso amore. La sua torcia è spenta, ma si riaccende grazie alle insistenze di due donne cinesi, che con garbo lo inducono a celebrare la famiglia Orange, al trono in Inghilterra.
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